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ottobre 2023

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Giampaolo Grassi

La materia in un soffio

Francesco Binfaré: un maestro che ha inventato un linguaggio

Il pomeriggio del 9 giugno 2022, Francesco Binfaré è salito sul palco del Teatro alla Scala di Milano. Il motivo per cui si trovava là è importante. Ma intanto interessa di più cosa gli è passato in testa quando per la prima volta ha messo piede su quelle tavole di storia: “Il Teatro alla Scala è uno spazio solenne e perfetto, ma che sa essere umano. Le proporzioni, le dimensioni e la forma uniscono il rispetto del suono al dono di saper accogliere”. E poi Binfaré ha pensato che anche la sua materia è questa qua: una cosa che sfugge, che non si capisce, ma che sussurra magia dando confidenza. Usando un’ascia dove servirebbe un bisturi, si può dire che la materia di Binfaré sono le idee. Quel tipo suo di idee. “Quando mi chiedono qual è il mio mestiere, non so mai cosa rispondere. Io ho visioni che generano processi”. E che partono dagli angeli.

“Per me sono la rappresentazione di quello che è il mistero. A me le idee arrivano da loro. Non so se gli angeli sono fuori di me o dentro di me. Sono in uno spazio fra il sogno e la veglia. Sono il sogno che diventa reale”. Binfaré firma divani. Che sono fatti di robe che si toccano: schiume, tessuti, snodi e marchingegni. Ma la sua materia è un soffio che arriva da molto prima. “È il sublime. Anche l’architettura del Teatro alla Scala è solida: pareti, palcoscenico, platea, quinte, palchi, soffitto. Ma la sua efficacia ha una potenza che esce da un altrove. Da tutto questo, ma da altrove. Ecco, la mia materia va cercata in quell’altrove là”. Quindi, non confonda la parola materia. Che fa pensare alla fisica, alla materia, al nulla si crea nulla si distrugge tutto si trasforma. Binfaré ha in mente altro.

Anche la parola che esprime un pensiero è materia. E la voce che legge una poesia è materia. La materia può anche essere eterna ma, se dentro non c’è un’idea, è un sasso. Le cose che durano per sempre sono opere d’arte, ma anche quelle devono fare i conti con la materia di cui sono fatte.

Per questo io non voglio giocare con l’eternità della materia. Preferisco giocare con la bellezza, che diventa il mezzo con cui far transitare le idee e magari un messaggio”. Perché il pensiero di Binfaré diventi materia servono tecniche e maestranze. L’arte di Binfaré si allunga fin là. “Conosco la lingua di chi sa fare, e questo mi permette di guidare i processi della produzione, quando, più che le idee, serve l’empatia”. Per Binfaré ci sono delle materie che hanno la loro forza nella capacità di raccontare le idee. “Come certi tessuti che Edra crea per i miei divani.

I loro riflessi, le loro luci, le sensazioni che restituiscono al tatto sono il frutto di una forma d’arte. Che in questo caso si fonde col mestiere, con un’opera che deve molto all’intelligenza e alla creatività, ma più all’intelligenza che alla creatività”. Che poi non bisogna sempre credere a quello che dice Binfaré. Per esempio, non è mica vero che non gioca con l’eternità della materia. Basta seguire il suo ragionamento, che parte dall’isola più lontana per approdare piano piano al continente. Non c’è che aspettare il vento giusto, le onde giuste. E quando tutto si allinea, Binfaré ricorda che la sua qualità di avere delle visioni ha prodotto almeno tre invenzioni: il Cuscino Intelligente che è regolabile e reclinabile in ogni direzione, la separazione dello schienale dal sedile e poi il divano Flap, che rappresenta l’idea di una forma. “Sono archetipi, sono ingegnerie di valore. È una questione di semantica”. E il linguaggio non è proprio eterno, ma ci si avvicina, o almeno ci tenta. Si deve a tutto questo se quel pomeriggio di giugno Binfaré ha messo piede per la prima volta sul palco del Teatro alla Scala. Erano le prove per una serata d’onore organizzata in suo omaggio da Edra che, con quell'evento, ha ricordato anche Giovanni Gastel. La cerimonia vera e propria sarebbe iniziata poche ore dopo. Con Binfaré mattatore. Un maestro che ha inventato un linguaggio. 


Giampaolo Grassi

Giornalista parlamentare dell’Ansa. Prima di occuparsi di politica, ha seguito la cronaca giudiziaria a Firenze e quella fi nanziaria a Milano.


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