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  On the Rocks  Il divano di Francesco Binfaré inserito nel contesto raccolto del soggiorno garantisce funzionalità, comfort, versatilità.

ottobre 2023

ARCHITECTURE
Words
Tiziana Lorenzelli

Il Faro, un’architettura scolpita nella roccia 

Un progetto di Savin J. Couëlle in Costa Smeralda

La casa Il Faro si trova in una natura incontaminata, nella macchia mediterranea, sul promontorio di Capo Ferro in Sardegna e gode della vista dell’omonimo faro. Venne progettata circa venti anni fa dall’allora proprietario, l’architetto Savin Couëlle, l’ultimo dei “dinosauri” a cui si deve il prestigio architettonico della Costa Smeralda.
L’architetto l’aveva pensata per se stesso, studiandone ogni minimo dettaglio ed esprimendo senza restrizioni le sue preferenze funzionali ed estetiche. La costruzione racchiude in sé tutti gli stilemi identificativi del suo percorso progettuale. È concepita come una scultura abitabile. 
Pur trattandosi di una piccola casa, comparata alle maestose dimore progettate da Couëlle nella sua intensa attività, per realizzarla ha messo in campo tutte le espressioni artistiche, le tecniche edilizie e le lavorazioni elaborate nel corso dei decenni, in connubio con maestri artigiani cresciuti sotto la sua egida. L’assenza di angoli retti, l’attenzione ai dettagli, i numerosi accorgimenti e la varietà di materiali, la creazione armoniosa di vani e contenitori, fanno parte del desiderio di celare e custodire per sorprendere poco a poco. Dotato di un talento innato, Couëlle è cresciuto tra l’intellighenzia letteraria ed artistica coltivata dalla tenera età e il jet set internazionale, sviluppando l’attitudine alla bellezza e all’eccellenza. Superata la soglia dei novant’anni, fino all’ultimo (2020) ha mantenuto uno sguardo giudicatore, capace di trapassare come un laser chiunque, dal blasonato al muratore.  Savin Couëlle disegnava benissimo a mano libera, possedeva un’incredibile percezione dello spazio e seguiva assiduamente il cantiere, cambiando frequentemente il progetto se la percezione visiva non lo soddisfaceva. Era sempre alla ricerca della perfezione compositiva. La casa Il Faro sembra composta da tanti elementi multi-facciali che si intersecano e si susseguono in un saliscendi, come in un lavoro cubista.

Nel soggiorno, le grandi finestre con persiane scorrevoli a scomparsa si aprono sulla piscina a sud e, a nord, sul mare e il faro. Queste aperture permettono, a chi si trovi all’esterno, di attraversare la casa con lo sguardo. Couëlle era solito disegnare finestre piccole, posizionate come cornici su un paesaggio da cogliere mentre ci si sposta, piuttosto che stazionando sul divano. Questo faceva parte del suo desiderio di evocare sorpresa e stupore attraverso la progettazione.
In soggiorno, sopra al suo piccolo divano in muratura frattazzata, con cuscini bianchi e braccioli in pietra, spicca un altorilievo in terracotta che l’architetto aveva scelto per sé. Soffitti e pareti hanno forme curve che si intersecano con linee fluide e spigoli perfettamente disegnati con la tecnica tipica delle “concrete caves” degli anni ’60, la stessa usata da Jacques Couëlle nella costruzione dell’Hotel Cala di Volpe. 

Con spirito acuto, curioso e attento a tutto ciò che lo circondava, l’architetto è intervenuto anche nella messa a punto dei pochi oggetti di arredo, inseriti per praticità in una sorta di “walking in sculpture” progettata al centimetro.
Come architetto, sono intervenuta nel progetto degli interni cercando di trovare sempre un dialogo con Couëlle, che non amava interferenze nel suo operato.
La scelta dell’On the Rocks, è stata piuttosto azzardata per l’immagine e la dimensione preponderante del sofà, in un contesto raccolto; ma è stata dettata dalla funzionalità, dal comfort, dalla versatilità, dal tessuto che richiama il granito sardo. Inserito perfettamente come il tassello di un puzzle. Anche Couëlle ha approvato la mia scelta. 

Un alternarsi di scale concepite come elementi scultorei movimenta lo spazio, collegando le diverse zone. Sotto la scala principale, lo specchio Miraggio, firmato dai fratelli Campana, muovendosi con la brezza crea cinetici giochi di luce, con un effetto psichedelico che richiama i cotissi di vetro colorati, che al tramonto irradiano un caleidoscopio di colori nello spazio. “Ne avevo creato uno simile negli anni ‘60, ma composto da specchi geometrici”, mi ha riferito compiaciuto Couëlle, quando l’ha visto riflettere il mare e il giardino. Di fronte allo specchio, il camino sovradimensionato – con la sua caratteristica cornice in acciaio – costituisce un elemento identificativo del lavoro dell’architetto francese. Allo stesso modo, sono un marchio le ringhiere in acciaio inossidabile a forma di Y ritorte e alternate, lavorate e satinate a mano, come anche il tavolo – che è una vera e propria opera d’arte in acciaio e vetro – e le maniglie in fusione d’ottone con la forma della sua firma. Savin Couëlle ha elaborato l’arte della lavorazione dei metalli durante anni di lavoro con l’amico artista e architetto François Thévenin, le cui opere ormai introvabili, compaiono nei suoi progetti.
Dal soggiorno, attraverso pochi scalini, si accede alla camera padronale, con il letto a baldacchino in tessuto di lino ocra: da coricati, si può godere romanticamente del fuoco acceso. Anche la scultura in Aluflexia dorata è stata posizionata da Couëlle vicino al baldacchino, affinché interagisse col soggiorno. Sono grata all’architetto per l’impulso fondamentale e per l’interpretazione delle mie sculture, che ha disseminato come punti luce ed elementi di sorpresa in varie parti della casa. Con il suo interesse, mi ha spronata a continuare la ricerca, soprattutto nella direzione intrapresa con le Pepite magnetiche, forme più libere e leggere, che lo incuriosivano. Ne teneva una, con affetto, nel suo studio.

Ogni camera, tra cui quella color marsala con il letto in ferro a baldacchino progettato dall’architetto, ha i tessuti di un diverso colore, con le tende appese ad anelli di acciaio che scorrono su semplici barre forgiate a mano. Così, dall’esterno, la casa si colora dei tessuti diversi delle tende, che spiccano dalle finestre. I bagni sono scolpiti e rifiniti a mano a puntello in veri blocchi di marmo bianco di Orosei, modellati con volumi morbidi che si intersecano con linee spezzate, come nelle sculture di Isamu Noguchi.
L’amore per la natura, per i marmi e per la pietra granitica della Sardegna rappresenta la nota caratteristica di Couëlle, che trovava nel rapporto con il paesaggio la sua inclinazione più spettacolare.
La casa e l’intorno crescono insieme, in una visione globale, e si alimentano a vicenda, come in una “Landscape House”, come venivano chiamate negli anni ‘60. Nella concezione degli esterni, emerge il rispetto di Couëlle per la natura e la sua capacità di interpretarla. L’architetto ha fatto di questa casa un luogo raccolto e suggestivo, incastonato senza confini nella scogliera. Per accedervi, basta superare un cancelletto in ferro forgiato, fissato alla pietra, con su scritto “Il Faro”, il nome da lui scelto. La piscina color smeraldo, dipinta del verde delle foglie d’ulivo, è circondata da una cortina di monoliti che superano anche i due metri, che cambiano colore con la luce del sole e che serpeggiano formando un soggiorno “troglodita” distribuito su diverse altezze. Allestito con una sequenza straordinaria di monoliti verticali collegati da pietre piatte orizzontali che formano le sedute all’aperto, questo angolo costituisce un connubio tra rocce, verde e fiori tra i più suggestivi fra quelli realizzati da Couëlle.

Ancor più del padre, il celeberrimo Jacques, famoso per le sue architetture organiche e scultoree, Savin Couëlle ha intuito la presenza scenica dei monoliti granitici, utilizzandoli per enfatizzare gli interni e per creare quinte scenografiche suggestive che incorniciano il verde “sauvage”, aggettivo che amava utilizzare. L’ esperienza da scenografo lo ha dotato di una percezione dello spazio, delle profondità e delle prospettive che gli ha consentito di creare giardini unici, molto difficili da realizzare, spostando tonnellate di monoliti, modellando il verde come pongo, allestendo quinte teatrali sul paesaggio naturale, cercando di evitare confini visivi e utilizzando le essenze fiorite come pennellate di un artista sulla tela.


Tiziana Lorenzelli

Si è laureata con lode con Zanuso al Politecnico di Milano dove ha insegnato come professore a contratto. Architetto, ha registrato alcuni brevetti e il marchio Aluflexia con cui realizza sculture esposte in Italia e all’estero.

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