ottobre 2023
Laura Arrighi
In barca come a casa
Gli orizzonti della nautica si aprono oltre mare e abbracciano l’arte e il design
Non c’è storia più dinamica e intensa di quella tra nautica e architettura. L’attrazione tra le due discipline ha cominciato a produrre i suoi effetti nel ventesimo secolo, grazie all’evoluzione della tecnica, che ha portato alla costruzione di navi sempre più grandi e veloci, veri e propri edifici galleggianti. In Vers une architecture, del 1923, Le Corbusier scriveva che quei giganti in movimento erano, allo stesso tempo, la testimonianza concreta del progresso che avanza e prodotti industriali nei quali riconoscere – oltre che il bello – i prodromi delle nuove architetture fondate su modelli abitativi alternativi, che rispondevano ad altri tracciati regolatori, altre funzioni, altre misure, altri arredi, altri stili di vita, altre estetiche, altri abitanti. Facendo un salto temporale, assistiamo oggi ad un ribaltamento in questo gioco di sguardi. Per diverse ragioni, è la nautica che strizza l’occhio alla progettazione di arredi e di oggetti domestici. A concetti quali l’ergonomia, la funzionalità e la prestazione, si sono aggiunti nuovi paradigmi, più propri del settore residenziale, relativi ad un tipo di benessere visivo, tattile e mentale a 360 gradi. Si è cercato di superare la dicotomia tra involucri tecnologici e interni ancorati a stilemi del passato, che generavano un ‘gusto nautico’ caratterizzato da layout distributivi compartimentati e dall’utilizzo di materiali molto ‘carichi’, che nell’immaginario collettivo sono immediatamente associabili alla nautica. L’allestimento interno ha cominciato a guardare ad arredi sì funzionali, ma che potessero anche configurare e ottimizzare layout più flessibili. Allo stesso tempo, che rispondessero a quei bisogni di softness, comfort ed estetica contemporanea che dalle case si è spostato alle barche. Partecipe di questa incursione di arredi domestici nella nautica è Edra. Grazie alle caratteristiche dei suoi prodotti e alla possibilità, con pochi e veloci accorgimenti, di rendere prestazionali gli arredi su spazi in movimento, ha risposto a queste richieste, collaborando con Perini, Maiora, Ferretti su Riva Amtec e Cantieri Sanlorenzo.
In questa occasione, parliamo di Cantieri Sanlorenzo, una realtà italiana, ed eccellenza a livello internazionale, che da tempo ha intrapreso un nuovo percorso nell’interior design. Dal 1958, Cantieri Sanlorenzo progetta e costruisce yacht che resistono alle prove del tempo e del mare. Qualche anno fa ha scelto Edra per arredare gli interni di alcuni suoi gioielli galleggianti. E anche dell’headquarter di La Spezia, firmato Archea Associati, con il divano On The Rocks.
Negli uffici di Ameglia, Edra Magazine ha incontrato Sergio Buttiglieri, style director di Cantieri Sanlorenzo dal 2006, e uno dei fautori di questo cambio di rotta del mondo dello yacht interior design. Buttiglieri si è battuto contro l’immobilismo del mito dello yatch inteso come leggenda intoccabile. In questa battaglia, ha avuto al suo fianco un imprenditore di larghe vedute: Massimo Perotti.
Come sta cambiando l’idea di interno nel mondo dello yacht design?
Pur avendo una gloriosa storia alle spalle - vedi gli insuperabili transatlantici di metà del novecento di Gustavo Pulitzer e di Gió Ponti - in questi ultimi decenni la nautica si stava immobilizzando in determinati immaginari. Alla base di questo immobilismo, come ricorda Roland Barthes in Miti d’oggi, c’è il fatto che gli yacht sono sempre paradigmatici “angoli di focolare”, delle “caverne adorabili” e la “soddisfazione di esservi rinchiusi si esplicita attraverso gli oblò, metafora eccellente dell’osservazione di un infinito esterno per antonomasia qual è il mare e il cielo, attraverso un occhio dotato di corazza”. Questo mondo cristallizzato era fermo agli interni alla George Nelson e a layout che non dialogavano con l’attuale modo di vivere lo yacht, molto più informale e più flessibile alle esigenze del suo pubblico internazionale. Per rivoluzionare questa fissità, ho pensato di coinvolgere nomi del design italiano e internazionale, estranei alla nautica, ma conosciuti e apprezzati nel mondo dell’architettura e che nessun cantiere navale aveva mai pensato di chiamare per disegnare gli interni degli yachts. Il risultato è stato: spazi dilatati e distribuiti in maniera inedita, inaspettati open space, intelligenti riletture dei materiali della tradizione, mix di arredi contemporanei con raffinati pezzi vintage, inserimenti di opere d’arte anche site specific, e un’atmosfera decisamente contemporanea e funzionale. Sanlorenzo è riuscito a introdurre in questo immaginario immobilizzato linguaggi non omologati che stupiscono e ribaltano la percezione di limite che sempre si ha a bordo di questi gioielli semoventi, nati per solcare in pieno relax il meraviglioso mare.
Come si è trasformato dunque il rapporto tra arredo e nautica?
Il mio lavoro in Sanlorenzo è quello di fare un ‘abito su misura’ per i nostri armatori, che ci scelgono per la nostra attenzione alla qualità formale delle linee senza tempo, che cercano di non miscelare troppi stili come spesso, purtroppo, si vede in questo mondo. Con il nostro cantiere, gli armatori ritrovano il gusto della grande tradizione nautica italiana. Partendo da una cultura che si stava perdendo in rivoli effimeri e contraddittori, abbiamo saputo far tesoro dei vari stili, per riportare quella qualità indiscussa nella nautica contemporanea. Il mio progetto d’interior è sempre basato sul dialogo con l’armatore, non bisogna mai contrapporsi ma, attraverso il confronto e lo scambio di idee, arrivare ad ottenere il miglior risultato.
Sanlorenzo ha compiuto negli anni un percorso coerente, con scelte strategiche nel mondo del design e dell’arte. Oltre a testare l’ergonomia degli arredi direttamente nei migliori showroom milanesi, spieghiamo il design ai nostri armatori, contestualizzandolo con i riferimenti agli ideatori e al periodo di produzione. Inoltre, puntiamo sull’armonia che guida ogni forma di espressione culturale e naturale del nostro territorio. Questo mi ha spinto a contaminare sempre di più Sanlorenzo con design e anche arte, senza mai tradire la storia del nostro marchio. Innovazioni fondate sulla sua specifica tradizione nautica.
Quali sono i concetti e le parole chiave che guidano la progettazione di barche e yatch oggi?
Cito alcuni dei quattro progetti Sanlorenzo, che sono stati selezionati dall’Adi – Associazione per il Disegno Industriale – per concorrere al Compasso D’Oro 2020. Il primo è lo yacht SX 88 di 29 metri. Ha rivoluzionato il modo di vivere la barca, proponendo un inaspettato open space che valorizza la specificità di questa imbarcazione dalle ampie vetrate e dai grandi spazi esterni. Per questo progetto, sono stati scelti arredi all’insegna della contaminazione, combinando sapientemente pezzi contemporanei, icone dei grandi maestri, oggetti provenienti dall’oriente e objets trouvé. Il super yacht Explorer di 42 metri in cui si è ha lavorato sugli spazi interni e outdoor, e il SL 102°, un 34 metri, il primo Yacht asimmetrico della storia della nautica, che ha avuto un grandissimo successo, rivoluzionando la linea dei plananti Sanlorenzo. A parer mio, è una sorta di omaggio al pensiero del famoso storico dell’architettura Bruno Zevi che, nel suo mitico libro Il linguaggio moderno dell’architettura, elencava tra le invarianti dell’architettura contemporanea anche e soprattutto l’asimmetria, come suo importante elemento distintivo.
In questi progetti si riconosce una costante ricerca di innovazione, una voglia di raggiungere nuovi traguardi in termini di sperimentazione. Un valore in cui Edra si identifica.
Scegliamo le migliori firme, i migliori brand e prodotti di arredamento italiano, tra cui i pezzi di Edra, che abbiamo proposto con successo a più armatori. Anche grazie a loro abbiamo dato nuova vita alla storia della nautica nazionale. In particolare abbiamo utilizzato i divani Sherazade per la loro comodità e versatilità. Piattaforme che ricreano atmosfere informali nei nostri living e che rispondono perfettamente al desiderio di flessibilità d’uso che richiedono sempre più spesso i nostri armatori internazionali. Nell’ SD 112, un armatore messicano, famoso architetto, innamorato del brand Edra, ha scelto Sherazade per trasformare la zona living. Grazie agli schienali riposizionabili del divano, il salone può trasformarsi in una funzionale sala da pranzo, all’occorrenza collocando il tavolo smontabile al centro. Altra felice esperienza di saloni arredati con Sherazade è quella del SL 118, proprietà di un armatore di Monaco di Baviera, importante costruttore immobiliare, amante del design. Con una disposizione più articolata, ha scelto queste sedute per la sua zona living a prua, con annessa area home cinema e con zona pranzo verso poppa, con tavolo alza abbassa. Invece, per un armatore spagnolo, anch’esso con attività legate alle costruzioni e alla ristorazione, abbiamo selezionato i contenitori Scrigno, sia per la zona pranzo, con un felice dialogo con l’opera d’arte di Ionda, sia per la cabina armatore. Edra ha customizzato quest’ultimo contenitore, rendendolo funzionale come mobile tv, grazie ad un sistema alza abbassa, e facendolo diventare protagonista di questa scenografica suite armatoriale. La versatilità delle aziende italiane è esemplare per poter dialogare con le esigenze della nautica, producendo in breve tempo pezzi speciali idonei alle nostre esigenze.
Cosa ci può dire sulle relazioni con l’arte, le maestranze e il territorio, che nella vostra storia ci sembrano così importanti e radicate?
La nautica aveva bisogno di connettersi con mondi apparentemente molto diversi che con il loro apporto, le hanno fatto guadagnare in dignità e qualità. Questa qualità ha bisogno di una manifattura d’eccellenza che, come disse Enzo Mari in un convegno organizzato da Sanlorenzo a Lerici, nel 2006, non è frutto casuale di un luogo, ma è la stratificazione della storia del territorio che lo rende unico. E la Liguria, assieme alla Toscana, di stratificazioni in ambito navale e non solo non é seconda a nessuno.
A quel convegno invitai anche Stefano Boeri, allora direttore di Domus, che ci raccontò come il Mediterraneo fosse stato sempre percorso da tratte codificate, una sorta di mare solido con tutti i suoi codici, da quello del loisir a quello commerciale, a quello delle migrazioni. E la storia della nautica si inseriva inevitabilmente in questi codici di accesso. Per i nostri armatori, anche extra europei, il Mediterraneo è il mare ideale. È un crocevia di antichissime civiltà, e racchiude innumerevoli mete.
La cultura del Mediterraneo è imbattibile per chi ama andare per mare e farsi cullare dalla sua infinita bellezza.
Laura Arrighi Architetto, dottore di ricerca in Design, web writer ed editor freelance. Si occupa principalmente di interior, design e moda, con particolare interesse per i fenomeni di ibridazione dei vari campi. Si dedica a: scrittura, ricerca, didattica e progetto, collaborando con le istituzioni e con alcuni importanti studi di architettura italiani. |