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  Pack.  Suggestioni che rivelano il comfort e la libertà della seduta.

ottobre 2023

JOURNEY
Words
Laura Arrighi

Ospitalità ad Alta Quota

A Cortina d’Ampezzo, Claudio Alverà, patron e Chef del Dolomiti Lodge Alverà racconta come la tradizione alpina incontra la modernità.

A Cortina d'Ampezzo Edra Magazine fa visita a Claudio Alverà, chef e proprietario del Dolomiti Lodge Alverà. La valle in cui si trova, a 1224 metri di altitudine, è immersa tra montagne entrate a far parte del patrimonio naturale dell'umanità Unesco. Nella sua dimensione esclusiva, Il Lodge è una delle strutture che accoglierà, a febbraio 2021 uno degli eventi sportivi invernali di maggior rilievo: i Campionati del Mondo di sci alpino. Dolomiti Lodge Alverà è un nuovo protagonista dell’hôtellerie di Cortina D’Ampezzo. Un resort unico anche per il suo ristorante, dove il calore della tradizione alpina si unisce all’eleganza della modernità e a servizi di eccellenza. Tra materiali naturali, boiserie dalle linee essenziali e un interior design ricercato, trova una casa ideale il Pack di Edra, il divano con l’orso. 

L'hotellerie si sta rinnovando, seguendo l'evoluzione di gusto e stile di vita di una clientela colta, cosmopolita e curiosa, che è alla ricerca di un'esperienza fuori dall'ordinario. Come avete interpretato voi il progetto di ospitalità?

Il primo progetto è stato realizzato da Matteo Thun. Dopo essere stati fermi un po’ di anni, anche per questioni amministrative e burocratiche, abbiamo deciso di ridimensionare la struttura, che avrebbe dovuto essere tre volte più grande, e darle un taglio un po’ più montano. Lavoriamo principalmente con il ristorante e abbiamo solo dieci camere. Questa scelta è legata al cambiamento del sistema alberghiero. Prima della crisi economica del 2007 si sono costruiti principalmente grandi alberghi, con ottanta o cento camere, progetti enormi di edifici che offrivano quasi tutti i servizi. Dopo la mentalità è cambiata. Al di là della disponibilità economica, oggi la realtà turistica è diversa. Alle persone piace sì fare gruppo, ma in modo più intimo e, da un certo punto di vista, esclusivo. In una dimensione giusta, familiare, ma di eccellenza. Il pubblico è sempre più cosmopolita e abituato a viaggiare, questo lo ha reso più flessibile, ma anche più esigente. Una volta è arrivata da noi una persona da un’isola al largo tra la Nuova Zelanda e l’Australia, che conta ottocento abitanti. Mi sono chiesto come avesse fatto a trovare e scegliere Dolomiti Lodge Alverà vivendo dall’altra parte del mondo. Il posizionamento su Google agevola le strutture piccole come la nostra, che ora sono facilmente rintracciabili e sono apprezzate dai turisti che vogliono vivere un’esperienza autentica. Molti anni fa era difficile riuscire a comunicare cosa potevi offrire, oggi, grazie ad internet, questo è più facile. Abbiamo capito che la dimensione non è così determinante per i nostri obiettivi.
Per quanto riguarda i servizi, i clienti cercano strutture di qualità, dove siano seguiti, ma che garantiscano loro delle esperienze uniche, e la scoperta del nostro territorio e della nostra cultura. A volte vengono persone che soggiornano in altri hotel, ma vogliono mangiare da noi. Io ho un amico guida alpina con cui stiamo progettando un servizio esclusivo, che oggi è: raggiungere una baita dispersa nella natura e consumare un pasto semplice con i clienti, raccontando loro la storia di quei luoghi magnifici e apprezzare il silenzio delle montagne. Questa è una cosa bellissima, un’esperienza fuori dall’ordinario. Oggi, veramente esclusivo è conoscere posti che non sono battuti, non fare quello che fanno tutti.

Forse la struttura piccola è una piattaforma di eccellenza sulla quale costruire un’esperienza sempre più personalizzata.

Le strutture enormi acquistate da chi viene da fuori e gestite con personale arrivato da ogni parte del mondo hanno perso sapore. Ci sono turisti che apprezzano la possibilità di confrontarsi con qualcuno che è radicato in un luogo. Il fatto che la mia famiglia sia qui da trecento anni, e abbia una conoscenza profonda di questo territorio, per i clienti è fondamentale, anche solo per chiedere consigli. Qua il nonno di un mio amico ha aperto la prima via di arrampicata, un altro vicino fa il boscaiolo e conosce i boschi come le sue tasche. Non a tutti piace questo tipo di turismo, ma abbiamo capito che c’è una fetta di clientela che lo cerca fortemente e noi siamo magistrali nel saperglielo offrire. 

Quale storia ed esperienza racconta Dolomiti Lodge Alverà?

Abbiamo mantenuto alcuni spunti che ci aveva dato Matteo Thun, soprattutto sul progetto delle camere, come la scelta di avere delle grandi vetrate e dei bagni più comodi e accoglienti. Per il design di interni abbiamo lavorato con artigiani locali, anche importanti, che hanno dato una connotazione più tradizionale.

Perché ha scelto Pack per accogliere gli ospiti del Lodge?

Il Pack si trova all’ingresso principale, vicino alla reception, dall’altra parte ci sono gli accessi al ristorante e alle camere. Quando siamo entrati nel nuovo locale, c’era un problema: gli italiani non vanno volentieri nei ristoranti degli alberghi, cosa che per gli stranieri invece è normale. Questo ci precludeva una fetta di potenziale clientela.
Nel primo progetto che abbiamo fatto, all’ingresso era prevista una soluzione classica: due divanetti e tavolini, che facevano tradizionale sala d’attesa d’albergo. Questa però era anche l’impressione che aveva il cliente del ristorante. Mi serviva qualcosa di diverso, che non desse questa idea. Era l’ottobre 2017. Sono partito da Cortina per andare a Sassuolo a scegliere le piastrelle. Visto che a Milano c’era la Fiera dell’Alberghiero, sono andato a cercare la mia soluzione d’arredo. Non sono rimasto contento. Ho deciso di andare a cena fuori, poi ho chiesto ad un tassista di accompagnarmi in discoteca. Ma all’ingresso sono stato respinto. Ho chiesto il motivo e mi hanno risposto che non potevo entrare perché indossavo la camicia. È stato uno dei momenti più esilaranti che ho vissuto. Da venti anni si parla di dress code. A Cortina, Saint Tropez, Monte Carlo non si può entrare nei locali se non si è assolutamente precisi ed eleganti. Ora la tendenza è cambiata ed è necessaria la maglietta. Ho cominciato a ridere, sono andato via felice. Ho camminato a piedi nella notte, non avevo ancora trovato una soluzione al mio problema, e ad un certo punto mi sono imbattuto in un oggetto nero peloso, dietro la vetrina di un negozio di arredo. Ho cominciato a guardarlo da ogni angolazione, sembrava un divano, e ho pensato: questa è la cosa giusta. Dal Pack sono nate anche altre soluzioni di interni. Quando ho mostrato il divano al fabbro, per esempio, ha ideato un camino grigio che sembra una montagna. L’orso disteso sulla banchisa di ghiaccio dorme davanti al suo fuoco. È stata veramente una sorpresa trovare questo oggetto, bello e funzionale, perché ci si può sedere a 360 gradi.

Siamo stati tra i primi ad avere Pack a Cortina. Chi arrivava rimane affascinato e non pensa di trovarsi in un albergo o in un ristorante, ma piuttosto nel salotto di un amico.

Quali sono i nuovi progetti?

Abbiamo in progetto di fare una suite di 300 metriquadrati, con ogni comfort. Camere principali spaziose, camere per gli ospiti, una grande zona giorno pronta ad accogliere anche trenta persone, cucina a vista sulla sala da pranzo, e area wellness. Per il soggiorno vorremmo utilizzare il Grande Soffice. Vogliamo offrire dei servizi molto particolari: una persona che segue il cliente 24 ore su 24, una guida alpina che, in base alle capacità del turista e delle condizioni meteo, orienta e programma le escursioni. La scelta della cucina a vista è voluta. Pensiamo di offrire una lista di chef, anche stellati, che all’occasione possono cucinare per i clienti in casa, instaurando un rapporto diretto. Alla fine della giornata, immaginiamo che una persona rientri e trovi dietro i fornelli un grande professionista che può raccontare loro e far vedere il suo lavoro, dialogare e magari fermarsi dopo cena per bere un bicchiere di vino. Vogliamo offrire un servizio studiato nei minimi dettagli e cucito addosso al nostro ospite. Soddisfare ogni desiderio con la massima cura e attenzione è per noi l’eccellenza. 

Il suo punto di vista su Edra?

È unica, un’altra categoria. I suoi divani mi hanno impressionato, per le loro qualità e dimensioni. Ci siamo trovati subito d’accordo. Una cosa che mi ha colpito e divertito è che molti nostri clienti hanno riconosciuto il prodotto immediatamente, e mi hanno raccontato di averlo nelle loro case, in giro per il mondo. Questo ha rafforzato il rapporto. Sul posizionamento del nostro profilo Instagram, al tag Dolomiti Lodge Alverà, ci sono quasi tutte foto del divano con l’orso. Le persone arrivano e anche se non mangiano o dormono da noi ci chiedono di potersi fotografare sedute sul divano. È diventato un’attrazione.


Laura Arrighi

Architetto, dottore di ricerca in Design, web writer ed editor freelance. Si occupa principalmente di interior, design e moda, con particolare interesse per i fenomeni di ibridazione dei vari campi. Si dedica a: scrittura, ricerca, didattica e progetto, collaborando con le istituzioni e con alcuni importanti studi di architettura italiani.

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