Flap in uno degli spazi della galleria.
gennaio 2024
Laura Arrighi
Una vita da collezionista
Quando Edra Magazine entra da Tornabuoni Arte è accolta nel silenzio di uno spazio neutro e candido, con luce naturale diffusa che si riflette sulle superfici in modo uniforme. Scendiamo lungo una scala sospesa che collega visivamente i tre piani dell’edificio, e lungo il percorso incontriamo le opere d’arte. L’ambiente è raccolto, passiamo di fianco ad un Mitoraj, a due Fontana, tanto vicino da poterli sfiorare. Il bello della galleria è questo: a differenza del museo ha una dimensione intima, e il rapporto tra il visitatore e l’opera è più intenso. Il proprietario, Roberto Casamonti ci attende seduto dietro la sua scrivania, circondato da libri, cataloghi e quadri; Tornabuoni Arte nasce nel 1981 a Firenze grazie alla sua passione, ereditata dal padre collezionista. Nel corso degli anni la galleria, con sede principale in Lungarno Cellini a Firenze, inaugura nuovi spazi a Milano, Forte dei Marmi, oltre alle sedi estere di Crans Montana in Svizzera, Parigi e Londra. Ogni anno le gallerie organizzano una collezione dedicata con l’obiettivo di presentare una selezione di grandi artisti internazionali del ventesimo secolo, come ad esempio: Basquiat, Christo, Kandinsky, Miró, Picasso e Warhol; insieme ai principali artisti italiani del primo e secondo Novecento, tra i quali Balla, Boetti, Burri, De Chirico e contributi di artisti contemporanei. La sede di Firenze, progettata da Studio Archea, è ricavata sulle tracce di un vecchio magazzino edile e annette più ambienti e spazi, in una concatenazione di sale espositive. La scala che attraversa tutti i livelli del complesso, è il cuore dell’architettura, permette di avere una visuale continua e distribuisce la luce naturale. Questo spazio, studiato nei minimi dettagli per creare una corretta relazione tra arte e architettura, tra edificio espositivo e opera d’arte, è l’ambiente ideale per inserire i prodotti Edra in un’installazione speciale. Le opere dialogano con alcuni dei best seller dell’azienda. Forse, in un possibile scambio di ruolo, da arredi diventano essi stessi oggetti d’arte.
Il bello è importante, vince sempre e non basta mai. Il collezionista è amante del bello, in tutte le sue forme.
Molti dei nostri clienti sono collezionisti. Questo ci ha fatto riflettere. Il collezionista ricerca forse un percorso coerente tra arte e arredo all’interno della propria casa?
Oggi l’arte moderna e contemporanea, sono privilegiate rispetto all’arte antica, soprattutto se le mettiamo in relazione con l’arredo. Spesso le case dei giovani rispondono a un gusto e a esigenze più vicine alla nostra epoca. Questo li porta a scegliere opere moderne e contemporanee che ben dialogano con prodotti d’uso della stessa dimensione temporale.
È solo una questione di gusto o anche un diverso approccio all’esposizione dell’opera e alla sua fruizione?
Sicuramente è un fatto di estetica, in generale. Capita che gli stessi architetti ed interior designer diano indicazioni specifiche sulle opere da acquistare. Ma la casa è un universo talmente personale e intimo che deve essere cucita addosso alla proprietà. Chi la abita deve sentirla sua. Probabilmente la scelta dell’arredo dipende dal profilo della persona, e se è qualcuno che ama l’arte nei vostri arredi ci si ritrova e li apprezza. Parlerei piuttosto di una ricerca della bellezza. Il bello è importante, vince sempre e non basta mai. Il collezionista è amante del bello, in tutte le sue forme. Va da sé che al bello si deve aggiungere la funzionalità dell’arredo, che deve essere comodo, di qualità.
Nella mia casa mi sono divertito ad abbinare moderno e contemporaneo. Ho avvicinato opere di Marino Marini e Arnaldo Pomodoro a mobili e arredi antichi. Ho amalgamato bene gli ingredienti, con maestria. L’arte, con le sue incredibili tele, arriva comunque dopo la costruzione della casa e il suo arredo.
Si è modificato in qualche modo il concetto di esibizione dell’arte all’interno dei luoghi domestici?
La gioia di un collezionista non è un fatto privato, è sempre stato così. Le opere diventano come figli, sono il bello raccolto negli anni, e esibirle è un orgoglio. Io ad esempio ho riunito la mia collezione privata, non in vendita, gli ho dato il mio nome. La si può visitare su appuntamento al piano nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni, lungo l’asse che congiunge Piazza Santa Trinita con via Tornabuoni. Ho deciso di raccogliere le opere di una vita, selezionate tra tutte quelle che mi sono passate tra le mani. Ho scelto man mano dei pezzi ai quali sono affezionato e che rappresentano un personale percorso. L’ho fatto per far conoscere meglio l’arte moderna e contemporanea, anche attraverso presentazioni di libri, seminari, borse di studio per giovani artisti. Le amo moltissimo e vorrei che rimanessero alla mia famiglia, ma sento l’esigenza di condividerle con il pubblico. Desidero mostrare le scelte di una vita per farle apprezzare agli altri.
Fra queste opere ne ha una preferita?
Non mi faccia scegliere! Lei sceglierebbe mai tra i suoi figli? Sono tutte opere a cui sono affezionatissimo, per un motivo o per l’altro. C’è un quadro di De Chirico a cui sono molto legato. Fontana è uno degli artisti a cui devo di più, l’ho amato quando non lo voleva ancora quasi nessuno. Poi Dorazio … non saprei davvero.
Laura Arrighi Architetto, dottore di ricerca in Design, web writer ed editor freelance. Si occupa principalmente di interior, design e moda, con particolare interesse per i fenomeni di ibridazione dei vari campi. Si dedica a: scrittura, ricerca, didattica e progetto, collaborando con le istituzioni e con alcuni importanti studi di architettura italiani. |